PENSIERI

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Andare in Montagna è ... trovare il proprio Rifugio.
Il Rifugio è la meta dove ritrovi te stesso, dopo aver meditato lungo il Sentiero.
È nel Sentiero che conosci meglio te stesso e ti metti in comunicazione con il divino, o quella forma di spiritualità in cui credi e alla quale ha i bisogno di aiuto, dialogo, risposte legate alla tua vita.
Arrivati in Cima alla Vetta o al Rifugio, ti senti appagato.
Nel ritorno ti sentirai più leggeto e sarai libero dalle cose superflue che la vita di città ti avevano inutilmente riempito.
Ora sarai meglio pronto al rientro con un discernimento più obiettivo sulle cose e valori che contano di più.
Sarai così pieno di spirito che con la solarità nuova, potrai incontrare le persone in un modo migliore, accogliente ed aperto.

- Ogni PASSO è una conquista nel SENTIERO verso la VETTA.... spirituale!!

- La MONTAGNA: qualcosa da raggiungere che và al di là di una semplice vetta...!!! 

- Quando hai timore della Montagna, scopri la sua Maestosità! 

- Quando scopri che c'è qualcosa al di là delle cose, hai toccato il Paradiso...!!! 

- E' il pensiero che ti porta lontano... e ti fa raggiungere la vetta!

- Perchè l'essere umano in montagna ritrova la propria spiritualità.

- Indispensabile avere sempre una mèta davanti, ma ciò che ti da la forza è opera dello Spirito...!! 

- PENSIERI della MONTAGNA e dello SPIRITO della nostra Umanità, dove Fratellanza, Amicizia e i Valori dell'Essere Umano emergono...
Binomio tra SENTIERO e VITA, dove la TERRA tocca il CIELO!!

- Oggi il cielo nella sua lunga linea longitudinale le nuvole sospese tutte insieme in alto, mantengono la divisione del Paradiso e della terra…
PICCOLE DOLOMITI: dove la terra tocca il cielo!!

- Al tuo bianco candor, svettano le cime nello splendor... 

di Piero Molon




PENSIERI di altri AUTORI:

- L’alba ha una sua misteriosa grandezza che si compone d’un residuo di sogno e d’un principio di pensiero.
(Victor Hugo)




WALTER BONATTI 



- La realtà è il cinque per cento della vita. L'uomo deve sognare per salvarsi. 

- Io chiedo a una scalata non solamente le difficoltà ma una bellezza di linee.

- E' importante di fortificare l'animo, scegliere che cosa si vuole essere. E, una volta scelta una direzione, è importante essere talmente forti da non soccombere alla tentazione di imboccare l'altra.

- La solitudine è indispensabile per l'uomo perché acutizza la sensibilità ed amplifica le emozioni.

- Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi.

- La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo.

- La montagna se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.

Nei miei viaggi e nelle mie esperienze non ho mai cercato la lotta contro qualcosa o qualcuno, uomo o animale temibile che fosse, la mia era bensì la ricerca di un punto d’incontro con il mondo selvaggio per meglio conoscerlo, assimilarlo e trasmetterlo poi con parole e immagini ad altri.

Oggi tutti parlano di avventura. Avventura è una parola presente ormai in ogni discorso. Effettivamente le si attribuiscono troppi significati, spesso perdendo di vista quello vero.

Per quel tipo di avventura da me praticata, il troppo e il troppo poco coraggio si equivalgono: sono pericolosi entrambi e possono creare seri guai.

In definitiva ho inteso sempre, in ogni mia esperienza, ricercare alcuni aspetti del passato riscoprendovi possibilmente qualche pregio che i nostri progenitori sicuramente possedevano. Questi lontani avventurosi avevano avanti a sé un mondo assolutamente sconosciuto e ostile, e per affrontarlo erano forti soltanto del loro elementare sapere e di limitatissimi mezzi empirici; eppure avevano una irriducibile determinazione.

Alla solitudine, che è isolamento, io do un valore grandissimo, perché acutizza la sensibilità e amplifica le emozioni. La solitudine inoltre ci mette di fronte a una dimensione divenuta ormai rara, quasi sconosciuta all’uomo moderno.

Pur riconoscendo che il nostro destino di uomini progrediti è irreversibile, e giustamente volto in avanti, penso tuttavia che mai dovremmo abbandonare la nostra origine, mai dovremmo tagliare quel ponte che da sempre ci unisce al passato.

L’uomo si è talmente distaccato dalla propria origine che non sa pensare agli animali, ai predatori in particolare, se non attribuendo loro la propria logica e i propri impulsi di essere umano.

Una bestia impazzita, o per lo meno incattivita, è naturalmente temibile e pericolosa, ma lo è in percentuale minima rispetto all’aberrazione degli uomini folli, che crudeli e pericolosi agiscono ogni giorno liberamente nella vita sociale.

Pensare che gli animali agiscano con la nostra stessa carica di violenza è un grosso errore. Siamo noi antagonisti a loro e non viceversa.

Se per ogni nostra impressa – ovviamente del tipo tradizionale e quindi su terreni già percorsi – ci avvalessimo, nei limiti del ragionevole, dei soli mezzi umani che la natura ci ha fornito, è certo che vedremmo più chiaramente quel che cerchiamo e fin dove ci è consentito arrivare.

La natura è vita ed è la nostra salvezza, non soltanto fisica.

Uccidere una fiera con un’arma da fuoco è fin troppo facile, e nel farlo non c’è niente di ardimentoso né di astuto; avveduto e valido è invece l’impegno che la situazione comporta, quello di riuscire ad avvicinare un animale nel suo habitat.

Nella consapevolezza del privilegio che avevamo di poter vedere assai più in là di quanto non riservi il piccolo destino agli uomini di città, accalcati gli uni sugli altri in monotona esistenza, lasciavamo vivere tutta la fantasia che il quadro davanti a noi suggeriva.

Anche stanotte, come tutte le notti, si consuma il rito crudele della lotta per l’esistenza. In nessun altro luogo come nella savana la morte incombe su tutto, ne è la nota predominante.

Una cosa è immaginare questa natura, altra è viverla.

Il pianeta Terra non appartiene all’uomo, ma è costui ad appartenere al pianeta.

Nell’esperienza appena fatta ho inoltre conosciuto ancor meglio l’incanto e la dignità della natura, la meraviglia della libertà.

Questo spettacolo della natura viva, dove l’uomo non è niente, ha qualcosa di paradossale e oppressivo.

Certo per me non era stato facile passare dal XX secolo all’età della pietra; tuttavia ero riuscito ad adeguarmi all’ambiente e a far fronte alle sue condizioni ostili.

A vivere con i pigmei ci si sente veramente come pesanti carcasse, e si ha chiara la misura di quanto ormai noi “evoluti” ci siamo distaccati da madre natura e di quanto abbiamo perduto in energia fisica, in intelligenza – la cultura è un’altra cosa – in saggezza e in buon umore.

di WALTER BONATTI
















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