VALDAGNO

Panorama notturno di Valdagno

CENNI STORICI
Almeno due sono le ipotesi più suggestive circa l'origine del nome. La prima, dello storico vicentino Giovanni Mantese, risale all'espressione latina "Vallis Alnei" ossia Valle dell'ontano, fondata sul fatto che tale pianta era ed è molto comune lungo le rive del torrente Agno e nei boschi circostanti. La seconda, dello storico valdagnese Giorgio Cracco, riporta all'antico racconto della "passio" di S. Clemente, quarto Papa dopo Pietro che, prima del martirio subito nei pressi di Chersoneso, in un luogo indicato da un "agnus" (agnello), fece scaturire una provvidenziale sorgente d'acqua.E' accertato che Valdagno, come nucleo abitato e sede di attività stabili, si è sviluppata in età longobarda, dopo la venuta in Italia della famiglia Trissino, di origine sveva, capeggiata da Olderico di Alemania che, avute in feudo queste terre, vi fece erigere due castelli. I resti di uno dei due, quello di Paninsacco, dal nome di uno degli eredi della famiglia, sono ancora visibili.
Gran parte dell'attuale sistemazione urbanistica della città 
risale al '700, nel periodo della Repubblica Veneta, infatti entrando in Valdagno, si possono notare numerosi edifici storici. 
L'ex Convento di S. Maria delle Grazie, antico complesso risalente al '500, fu per tre secoli, dal 1510 al 1810, centro propulsore di vita comunitaria. Conserva ancora per buona parte le sue linee architettoniche originali, mentre gli interni sono stati rimodernati ed adibiti ad altri usi. A pochi passi dal convento si trova Villa Valle, ora Centro Culturale Comunale "G. Marzotto", che ospita la Biblioteca Civica, e la Galleria Civica d'Arte Moderna. La paternità del progetto è stata attribuita all'architetto padovano Girolamo Frigimelica Roberti e la costruzione sembra risalire alla fine del '600, primissimi anni del '700.
Oltre a Villa Valle, che qui vediamo sulla foto, si possono notare altri edifici che meritano attenzione. Villa Gajanigo Barbieri è una bella costruzione dalla facciata neoclassica, e fu progettata alla fine del '700 dall'architetto vicentino Carlo Barrera. Villa Zanuso, ora Fontanari, è un esempio di architettura della seconda metà dell'800. A poca distanza è situato Palazzo Festari, edificio del XVII secolo, caratterizzato da uno stile architettonico tipico settecentesco. Di fronte si può notare Palazzo Nanti, altro esempio di architettura seicentesca, presumibilmente progettato dall'architetto Carlo Borrella, mentre a fianco sorge Palazzo Comunale, progettato dall'architetto Luigi Saccardo. Si presenta come esempio di architettura del tardo '800. Altri palazzi sono Palazzo Pedoni, età seicentesca, Palazzo Dalle Ore, con caratteristiche architettoniche dal vago sapore veneziano, e l'ex Casa del Fascio. Completa la nostra vista lungo le vie della piazza valdagnese il monumento a Gaetano Marzotto (1820-1910), innalzato dalla cittadinanza in onore al noto pioniere dell'industria laniera.
Un breve cenno meritano anche le chiese, tra le quali il Duomo di S. Clemente, eretto nel XVIII secolo su disegni degli architetti Giovanni Miazzi di Bassano e Luigi De Boni di Feltre. La navata unica presenta delle articolazioni che ospitano sei cappelle e le pareti sono ricoperte da ben 41dipinti ottocenteschi, quasi tutti opera di Lorenzo Rizzi da Udine. In sacrestia è possibile ammirare l'ancòna in pietra dalle straordinarie dimensioni di 3,4 metri per 3,4 metri. La pregevole opera, appartenente alla precedente chiesa demolita, riveste interesse storico trattandosi di rara pala d'altare in pietra scolpita. Il manufatto reca l'iscrizione "opus Hjeronimis" e la data 1445 e denota tipiche caratteristiche stilistiche della scuola vicentina del tardo '400. A fianco dell'arcipretale si erge il Campanile di S. Clemente, costruito tra il 1545 ed il 1548 su progetto del valdagnese Agostino Righetto. S. Cristoforo è un antico oratorio nel bel mezzo di una piccola oasi verde del centro urbano. La costruzione, voluta dall famiglia Trissino, risale al 1380. Altre chiese più recenti si possono trovare dislocate nel centro e nelle varie frazioni del paese, tra le quali citiamo la parrocchia di S. Gaetano Thiene, S. Maria Madre della Chiesa, S. Paolo, Santissima Trinità, S. Maria del Carmine e S. Giuseppe delle Cappuccine. Queste ultime risalgono a epoche comprese tra il 1700 ed il 1900.

 LO SVILUPPO ECONOMICO - SOCIALE
La storia di Valdagno, delle sue trasformazioni economiche, urbanistiche e sociali, si fonde in gran parte con la storia dell'industria laniera Marzotto. Per la comunità valdagnese i Marzotto furono l'elemento determinante della sua rinascita e delle sue moderne fortune, del passaggio del paese da una condizione di arretratezza, analfabetismo e precarietà alla cosiddetta "città sociale" o "città dell'armonia".L'imprenditore Gaetano Marzotto jr osservò che la conflittualità in fabbrica poteva essere estirpata solo con interventi che esaltassero l'interdipendenza tra impresa e società, e che la società stessa presentava contraddizioni da risolvere come l'assenza di servizi sociali essenziali in presenza di bassi salari, l'insalubrità delle abitazioni e lo sviluppo disordinato del territorio. Ciò lo spinse a dar vita alla "città sociale", un'esperienza giudicata "forse il più importante complesso di opere assistenziali italiano". Per la prima volta i benefici che l'impresa dispensava coinvolgevano la città intera. La "città sociale", una vasta lottizzazione di terreni aziendali avviata a Valdagno sul finire degli anni Venti, non era destinata solo agli insediamenti abitativi e ai servizi per i lavoratori, ma apriva alla libera fruibilità alcune delle "istituzioni sociali" pensate per i dipendenti come il Poliambulatorio, la Maternità, l'Asilo, il Dopolavoro, il Teatro. Altro elemento peculiare dell'esperienza valdagnese derivava dall'attenzione dell'imprenditore verso i valori umani, la crescita morale e culturale del lavoratore, testimoniata dalla promozione di molteplici iniziative di natura culturale, sportiva, ricreativa e dalla costruzione delle relative strutture di supporto.
La Città Sociale (monumento a Gaetano Marzotto nei pressi della Chiesa di S. Gaetano)
Da un punto di vista più propriamente architettonico ed urbanistico numerosi ed autorevoli sono i riconoscimenti concessi alla "città sociale" di Valdagno, nota per l'elevato grado di offerta di servizi urbani, l'alta qualità urbanistica e l'unitarietà architettonica.

La "città sociale" venne costruita a Valdagno negli anni tra il 1927 e il 1937, in coincidenza con la fase di maggiore espansione dell'industria laniera valdagnese. Essa venne realizzata sulla sponda sinistra del fiume Agno, con caratteri alternativi dal punto di vista urbanistico, tecnico ed economico rispetto alla zona esistente e caratterizzata da una notevole chiarezza distributiva, funzionalità d'uso e razionalità costruttiva. Qui furono costruiti circa mille alloggi, uno stadio, un teatro altre strutture ricreative e assistenziali.
Le case e gli appartamenti erano tipologicamente differenziati: case d'appartamento in edifici a corte o isolati, case a schiera, ville unifamiliari, complessi polifunzionali.
La città si organizza su una struttura viaria ad assi ortogonali parallela al fiume, lungo il quale corre un Viale alberato (un elegante boulevard) per una estensione di oltre un chilometro. Le piazze principali sono due, entrambe in corrispondenza di due ponti di collegamento con la zona degli stabilimenti e con il centro storico.
Sulla prima piazza si dispongono il teatro, i giardini, l'albergo ed un complesso commerciale - residenziale; sulla seconda lo stadio, l'edificio delle istituzioni sociali ed assistenziali, il complesso delle attività sportive e ricreative, e più a sud le scuole.
Un cenno merita il teatro; un teatro grandioso, di impianto moderno con un immenso palcoscenico, la cavea per l'orchestra, una platea e una galleria capaci di oltre 1800 posti a sedere, probabilmente allora il più grande teatro veneto. La facciata del teatro negli anni Cinquanta veniva decorata con lo splendido mosaico di Santomaso, ma purtroppo pochi anni più tardi veniva demolita per far posto ad un anonimo condominio. Le strutture interne del teatro sono ancora integre, ma giacciono in stato di abbandono, in attesa di un'auspicabile rinascita.


ITINERARI ARTISTICO – RELIGIOSI

Il Duomo di San Clemente
L'ancona di Maestro Girolamo del 1445
Il primo itinerario non può che riguardare la visita al Duomo di San Clemente nel centro storico della città. Prima tappa è l'ancona di pietra dipinta conservata nella sacrestia, firmata da Maestro Girolamo e datata 1445.
Il nucleo base è la figura della Madonna col Bambino; sulla predella vediamo Cristo con i dodici apostoli; sopra i santi più venerati e otto Padri della Chiesa; più in alto Annunciazione e Morte e, come coronamento, la Città Celeste, il Paradiso. La prima preoccupazione in quegli anni era la precarietà dei terreni coltivabili, per la minaccia sempre incombente delle acque del torrente Agno, ed ecco dunque raffigurati una serie di Santi protettori. A sinistra c'è San Cristoforo impegnato in un guado, e subito accanto San Clemente papa, titolare della Chiesa. A sinistra della Madonna si trovano poi San Nicola e San Lorenzo, mentre molte altre figure di santi sono incastonate sui pilastrini sovrapposti, che suddividono l'ancona in tre parti.


L'interno del Duomo di San Clemente
L'interno della chiesa costituisce la testimonianza matura di una tecnica costruttiva giunta alla fase conclusiva tra la fine del '700 ed il primo '800, caratterizzata da mura imponenti e da un soffitto altissimo che si rialza ad ogni finestra in unghie per lasciar passare quanta luce possibile.
L'architetto bassanese Giovanni Miazzi (1698 - 1797), ideatore della chiesa e direttore dei lavori, ha dato ritmo e misura a tutto l'insieme attraverso la successione delle lesene di ordine gigante, la pianta a croce immissa, e una luce irrompente dalla massima altezza possibile per far lievitare il soffitto.
Tra le cinquanta lesene corinzie non figurano aperture ma riquadri con dipinti di fine '800 ad opera del pittore friulano Lorenzo Rizzi (1830 - 1885) in cui appaiono i più importanti santi della Chiesa cattolica e gli episodi più significativi della loro vita.
Il nucleo portante è costituito dalla pala dell'altare maggiore, capolavoro del pittore vicentino Giacomo Ciesa (1733 - 1822), alta quattro metri e raffigurante il Martirio di San Clemente. Tutto il complesso delle strutture architettoniche, della decorazione, dei materiali e dell'iconografia mantiene coerenza e dignità conferendo all'insieme un'omogeneità riscontrabile in poche chiese.


La Chiesetta di Santa Maria del Carmine
L'itinerario che conduce a Santa Maria del Carmine è breve e piacevole: si percorre il marciapiede che inizia subito dietro il monumento a Gaetano Marzotto, e dopo un viale alberato si arriva ad un piccolo oratorio del 1634. L'esterno dell'oratorio è costituito da una facciata a capanna caratterizzata da un semplice arco fiancheggiato da due elementi orizzontali. Ai lati della facciata due ali arretrate ripetono l'arco centrale con delle finestre a lunetta.
Appena entrati un minuscolo corridoio conduce all'interno della chiesa: un ambiente ottagonale dove il disegno dell'ottagono viene ripreso al centro del pavimento delineato da lastre di marmo di diverso colore. Quattro finestre rotonde ritmano le pareti con le vetrate gialle e blu che formano una stella, il soffitto a spicchio forma un elegante padiglione. Le due file di banchi conducono alla pala ottocentesca che descrive la visione della Madonna di Santo Simone Stock. Nel piccolo vano a sinistra troviamo un'interpretazione del tema della Pietà ad opera dello scultore Arrigo Minerbi.

La Chiesa di San Gaetano Thiene
Dal centro storico di Valdagno si prosegue l'itinerario attraversando il torrente Agno ed entrando nella cosiddetta "città sociale", dove incontriamo la chiesa di San Gaetano che, nata come salone dell'asilo e adattata poi a palestra, venne consacrata solo nel 1959. All'interno della chiesa la luce naturale assume modulazioni di ogni colore attraversando le tessere colorate delle vetrate create da Albano Poli nel 1960. L'unica statua monumentale, che si trova a sinistra del podio che divide l'aula dal vano presbiteriale, è opera di Guido Cremasco e rappresenta il santo patrono, Gaetano Thiene. Tutta la parete di fondo che chiude il presbiterio di San Gaetano appare come una gigantesca pala polimaterica, al centro della quale si trova l'altare della chiesa. Sopra uno zoccolo marmoreo emergono in fila le canne dell'organo. Sopra il prospetto dell'organo abbiamo otto fasce di marmi bianchi provenienti da tutto il mondo. Al centro di queste, le doghe verticali della porta di legno riprendono la trama verticale delle canne dell'organo. Sui lati della porta due angeli con le lunghe ali diritte rivolte al cielo e due grandi aureole reggono un cartiglio su cui stanno scritte le parole Amen e Alleluia.

Santa Maria di Panisacco
IL SANTUARIO
Il Santuario di S. Maria di Panisacco è situato a monte dell'abitato di Maglio di Sopra, nel Comune di Valdagno, e dall'alta rupe su cui sorge, a m 469 s.l.m., domina l'intera Valle dell'Agno.Forse proprio per la sua posizione, oltre che per l'armonia architettonica ed ovviamente per il significato religioso, è divenuto patrimonio di tutti gli abitanti della vallata che ne hanno fatto meta di continui pellegrinaggi.
Per accedervi occorre salire una scalinata di ben 235 gradini alla sommità della quale, solitario e raccolto, si apre uno spiazzo verde, ombreggiato da alcuni cipressi, che
Santuario di S. Maria di Panisacco
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si conclude con l'ampio porticato di accesso al Santuario.
Un porticato con copertura a capanna, sorretta da una doppia serie di tre arcate a tutto sesto. La Chiesa che segue è costituita da una semplice navata con il soffitto a capriate in legno, oltre la quale si apre un modesto presbiterio con l'altare dedicato alla Natività di Maria. Sul lato sinistro della navata si apre un'abside con un altare dedicato al Sacro Cuore Dal fondo della navata si può accedere, oltre che alle sacrestie, anche alla torre del campanile, la cui cella campanaria, aperta sui quattro lati con altrettanti fori ad arco, è coperta da un tetto a quattro falde.
Santa Maria di Panisacco, la Facciata e il Sagrato
CENNI STORICI
Le origini del Santuario risalgono agli inizi del XIII° secolo: sembra infatti avvenire nel 1212 l'erezione di un piccolo tempio dedicato alla Natività di Maria, all'interno di un castello realizzato, o forse soltanto ricostruito, nella medesima epoca da Panensacco Trissino, figlio di Olderico d'Alemana, il quale, sceso in Italia con Federico Barbarossa nella seconda metà del XII° secolo, ricevette dallo stesso in dono le terre dell'intera Valle dell'Agno. L'impianto del fortilizio, distrutto alla fine del secolo, forse nel 1282 per lotte interne nel casato dei

Santuario di S. Maria di Panisacco illuminato
Trissino, ha condizionato certamente l'andamento irregolare del muro di sostegno del sagrato e risulta ancora riconoscibile nei ruderi della torre oggi alle spalle del monumento ai caduti. L'antico impianto medievale venne arricchito da interventi consistenti realizzati in epoca quattrocentesca, in conseguenza del passaggio della chiesa ai Canonici di Mantova. Il sito si trasformò in luogo di meditazione grazie anche alla presenza di un monasterium, probabilmente integrato con le case che oggi formano il piccolo aggregato rurale che conserva la denominazione di "Frati di Santa Maria", dal quale si dipartiva l'unico sentiero di accesso alla Chiesa.
Lungo l'impervio sentiero, trasformato nel 1926 nell'attuale scalinata, nei primi anni del '700 vennero poste delle stazioni in pietra della Via Crucis di cui però non rimane oggi alcuna traccia, e che sono state sostituite da gruppi scultorei in bronzo raffiguranti i Misteri del Rosario realizzati dallo scultore padovano Felice Canton. Un ulteriore impulso alla trasformazione della chiesa si ebbe a partire dal 1445 con l'acquisizione del bene da parte dei Canonici Lateranensi. e l'inizio di una grande fase di rinnovamento della stessa, nonché di arricchimento dell'apparato decorativo interno, che durò di fatto fino alla soppressione del monastero nel 1767 Tra le opere realizzate in questo periodo ricordiamo il dipinto con l'immagine della Vergine raffigurata ancora bambina in braccio alla madre S.Anna per l'altare maggiore (1483), l'erezione del campanile (1713), l'istituzione di una mansioneria (1713), e la sostituzione del precedente altare maggiore in legno con l'attuale altare di marmo carrarese e diaspro di Sicilia (1762).
In seguito alla legge del 1767 del Senato Veneto che ordinava la soppressione di conventi e monasteri, i Canonici Lateranensi vennero soppressi in tutto lo Stato Veneto e nel 1773 la Chiesa di S. Maria venne posta all'incanto con i beni annessi ed acquistata dalla famiglia Andrighetti, di cui rimane ancora lo stemma sulla parte superiore del prospetto principale. Verso la metà dell'800 la proprietà della Chiesa venne ereditata dalla Contessa Zon, vedova Marcello, che cedette al Vescovo l'uso della Chiesa nel 1895. A causa delle scarse cure prestate dagli ultimi proprietari, il Santuario si presentava agli inizi del '900 in pessime condizioni ulteriormente peggiorate da furti e atti vandalici.Fortunatamente nel 1903 si costituì un apposito comitato per realizzare le necessarie opere di manutenzione e vennero raccolte copiose offerte tra gli operai dei dintorni.
Dal 1942 il Santuario è divenuto parte integrante della novella Parrocchia di Maglio di Sopra la quale ha periodicamente provveduto all'esecuzione di lavori di manutenzione e restauro realizzati anche in tempi assai recenti.
Santa Maria di Panisacco, Navata e Altare Maggiore
Tra gli interventi ricordiamo la realizzazione dell'attuale pavimento in marmo della Chiesa (tra il 1945 e il 1950), la sostituzione di alcune travature nella copertura del porticato (1964), l'ornamento delle immagini della Madonna e di S. Anna con delle corone d'oro realizzate dall'artista di Como Pino di Sant'Elia (1965), l'inserimento lungo la scalinata che porta al Santuario dei "Misteri del Rosario" in bronzo modellati da Felice Canton di Camisano e inseriti all'interno di nicchie in pietrame squadrato con faccia a vista (fine anni '60), la realizzazione della Pietà sempre in bronzo, ad opera dello stesso Canton e collocata nell'edicola sacra di Contrada Frati di Santa Maria (1988),la copertura dell'abside dell'altare maggiore con un prezioso mosaico in lamina d'oro (1972), la realizzazione delle vetrate delle due finestre sulla parete Sud della Chiesa rappresentanti l'Annunciazione (198
Foto di Nicola Perin

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