giovedì 30 marzo 2017

STRADA DELLE 52 GALLERIE - MONTE PASUBIO

La strada delle gallerie compie 100 anni
A fine gennaio del 1917, nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, quando sul Pasubio c’erano metri e metri di neve, iniziavano a Bocchetta Campiglia i lavori di costruzione di una nuova strada mulattiera.

Diventerà «la strada della Prima Armata», o anche, più semplicemente, la strada delle gallerie.

A cento anni di distanza una grande mostra ne ripercorre la storia attraverso fotografie, racconti, documenti e oggetti.

Il ciclo di incontri correlati alla mostra “La Strada delle Gallerie ha 100 anni” prende il via il 12 aprile 2017, alle ore 20.30, con un approfondimento a cura di Claudio Gattera dal titolo “La grande guerra sul Pasubio“. Gattera è un profondo conoscitore della montagna e ha pubblicato diversi libri sulla sua storia. Fra gli altri: Il Pasubio e la strada delle 52 gallerie, Rossato editore, Valdagno, 1995.
L’incontro con l’esperto si terrà a Palazzo Toaldi Capra, in via Pasubio 52, a Schio (VI)



La mostra dedicata ai 100 anni della #StradaDelleGallerie è a Palazzo Fogazzaro (Schio) dal 25 marzo fino al 24 settembre 2017. Visite aperte dal mercoledì alla domenica dalle ore 10 alle 19.
INFO: http://www.stradadellegallerie.it/


Tre sezioni: ognuna ripercorre, attraverso le fotografie fatte all’epoca ma anche a documenti e oggetti, tutte le tappe della storia della Strada delle Gallerie. Ognuna ha un suo senso compiuto, oltre che un suo specifico allestimento, che la cooperativa Biosphaera vi aiuterà a comprendere in tutti i suoi aspetti.
La costruzione della strada è naturalmente il tema della prima sezione; la seconda e la terza sezione raccontano il dopo, a partire da quando, appena finita la guerra, la strada cominciò a essere percorsa da chi saliva in visita al Pasubio e iniziò a diffondersi e ad affermarsi il suo mito.

Perché la strada è divenuta nel tempo una strada speciale, «un cammino», con migliaia e migliaia di escursionisti che vengono ogni anno a percorrerla, e da ogni parte d’Europa. Non è mai stata infatti, forse nemmeno durante la guerra, solo una via di accesso, un itinerario per arrivare a un luogo. È sempre stata un luogo essa stessa, una di quelle strade che sono insieme percorso e meta. Un’esperienza, che racchiude in sé il suo significato.


Prima sezione



La prima sezione racconta l’epopea della costruzione della strada, attraverso le fotografie scattate dal tenente Zappa, che era al comando della 33a compagnia nella fase di avvio dei lavori, ma anche poi dai tenenti Ruffini, Ricci, Ortelli, dal sottotenente Cassina e da altri ufficiali protagonisti dell’impresa, e infine quelle raccolte dal capitano Picone, il nuovo comandante.

Sono fotografie molto belle, dense e vere, uniche. Sono molte. Per la gran parte non sono mai state viste, o pubblicate. Le abbiamo ritrovate presso le famiglie degli ufficiali di allora. Alcune anche in archivi, spesso disperse e separate dalla loro storia: abbiamo esposto solo quelle di cui siamo riusciti a ricostruirla. Una dopo l’altra ci riportano indietro nel tempo, a quei momenti e a quegli uomini, ci restituiscono il senso di quell’impresa.


Seconda sezione




La seconda sezione indaga il primo affermarsi del mito. Lo fa riproponendo le fotografie fatte fra il 1922 e il 1925 da Mario Zuliani, un fotografo di Schio, e che furono pubblicate in un libretto edito dal CAI di Schio.
Si intitolava appunto “La strada della Prima Armata”, ed ebbe un ruolo importante nel farla conoscere e nel fondarne il mito.


È un libretto, quello di Mario Zuliani, solo apparentemente semplice: le gallerie fotografate una di seguito all’altra, salendo. A volte un’entrata, a volte il tratto che separa due gallerie successive ripreso da un’uscita, altre volte un interno. Di tanto in tanto una visione d’insieme del percorso fatto. Sessantaquattro fotografie in tutto, qualcosa che poteva riuscire monotono e che invece restituisce l’esperienza dell’andare, del guardare, dell’essere lassù. Un’opera concettuale ante-litteram.

Terza sezione



La terza sezione  riguarda gli anni a seguire, fino ai nostri giorni. Le campagne di manutenzione, certi interventi, l’escursionismo di massa. E naturalmente i fotografi: per chiederci come sia cambiato, nel corso di cento anni, il modo di guardare, e di raccontare la strada. E quale significato abbia il fatto che la sua ultima rappresentazione, quella con cui si chiude la mostra, la si veda su uno schermo comandato da un computer: la sua mappatura in 3D fatta con lo scanner laser.

Proposte didattiche: 1) Leggere le fotografie

La classe 3CB del Liceo Classico “Giacomo Zanella” di Schio, nell’ambito delle attività di alternanza scuola lavoro, ha elaborato con l’insegnante di storia dell’arte Alessandra Menegotto cinque percorsi didattici (linguaggio fotografico e generi; guardare [...]
La seconda proposta didattica sviluppata dalla classe 3CB del Liceo Classico “Giacomo Zanella” di Schio, per approfondire alcuni particolari aspetti della mostra, parte dalla consapevolezza che l'attività ludica è un ottimo metodo di apprendimento. [...]

Gli esperti raccontano: calendario degli incontri

Otto conferenze con esperti di diverse discipline per entrare nel vivo dei temi affrontati nella mostra "La Strada delle Gallerie ha 100 anni". Tutti gli incontri si terranno a Schio (VI). Ecco il programma [...]

C’era una volta…


Il tenente di complemento ing. Zappa Giuseppe… fin dal febbraio aveva avuto l’incarico dal Comando del Genio di studiare una strada mulattiera al coperto…

– dal dattiloscritto del tenente Cassina, 33a compagnia minatori
Come ogni storia che si rispetti, anche quella della Strada delle Gallerie ha un suo “c’era una volta”.
Cento anni fa, nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, la 33a Compagnia Minatori al comando dell’Ing. Tenente Giuseppe Zappa iniziava i lavori di costruzione di una nuova strada mulattiera. Diventerà la “Strada delle Prima Armata”, o anche, più semplicemente, la Strada delle Gallerie.
In attesa dell’inaugurazione della mostra La Strada delle Gallerie ha 100 anni, prevista per il 26 marzo, ecco per voi un’anticipazione: le prime 20 pagine della prima sezione del catalogo della mostra. Scaricate il pdf al link sottostante e sfogliatele per ripercorrere l’epopea della Strada: vi aspettiamo a Palazzo Fogazzaro a Schio!

La Strada
Cartina tratta da MONTAGNANDO
La strada delle gallerie è stata costruita nel 1917, fra febbraio e dicembre, per servire il fronte del Pasubio. Ne fu protagonista la 33ª compagnia minatori (integrata in seguito da altre squadre), dopo che al suo comandante, il tenente Giuseppe Zappa, venne dato l’incarico di valutarne la fattibilità.

La compagnia si trovava in quel momento impegnata in lavori di fortificazione sul crinale di Monte Alba, a poca distanza da Bocchetta Campiglia da dove doveva partire la strada. Era fine gennaio, nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo: sul Pasubio, che la compagnia vedeva giusto davanti a sé, c’erano metri e metri di neve. La strada avrebbe dovuto affrontarlo inerpicandosi fra i roccioni impervi e apparentemente inaccessibili della Bella Laita per poi arrivare, seguendo un percorso nascosto alle artiglierie nemiche, passando per Forni Alti e il passo di Fontana d’Oro, a Porte del Pasubio. Non c’era in partenza un progetto, ma solo un’indicazione di massima, perché «data la natura rocciosa e frastagliata del terreno, di cui non c’erano carte o rilievi, non era possibile stabilire preventivamente un tracciato».

Zappa accettò l’incarico e – scrisse il sottotenente Cassina, uno degli ufficiali protagonisti dell’impresa – «decise di innalzarsi man mano ma anche di condurre avanti contemporaneamente un sentiero, che permettesse di studiare il tracciato ulteriore della strada. Lo scopo principale che ci proponemmo innanzitutto – continua Cassina –, fu quello di raggiungere la cresta della parete rocciosa che s’elevava a picco, di fronte a Bocchetta Campiglia. Poi, avremmo deciso il da farsi. Infatti noi sapevamo di dover raggiungere Forni Alti e il Passo di Fontana d’Oro, ma non avevamo la minima idea del come avremmo potuto arrivarci, perché la Bella Laita, che bisognava attraversare, era inaccessibile.»


È così che inizia l’epopea della costruzione della strada delle gallerie. Richiederà a tutti, ma in particolar modo agli ufficiali, un coinvolgimento profondo. Sarà per loro al tempo stesso un’impresa e un’avventura, del fare, dell’osare, della giovinezza. Lo si avverte a ogni pagina della “memoria” del tenente Cassina, scritta appena finita la guerra, che fa da filo conduttore della mostra. Il senso dell’ignoto davanti, dell’esplorazione, dell’interrogare la montagna per cercare il passaggio, la sfida a trovare ogni volta la soluzione per forzarlo con una strada. Ma anche la consapevolezza orgogliosa di essere diventati via via una squadra, che ha saputo darsi un metodo di lavoro forte, fondato sulla divisione e al tempo stesso condivisione dei compiti.
Quando ad aprile, con il Pasubio ancora coperto di neve, il tenente Zappa riceverà l’ordine di trasferimento ad altro incarico, il cantiere della strada era già arrivato all’altezza della tredicesima galleria: alla sua uscita, su uno sperone a strapiombo sul vuoto, era stata piantata la stazione di arrivo del primo ramo di teleferica a mano. Nello stesso tempo il sentiero di esplorazione era arrivato molto più in alto, fin sotto la parete al cui interno sarebbero salite a spirale la diciannovesima e la ventesima galleria, le più lunghe e ardite: poco a lato si stava attrezzando un campo base avanzato.
Scriverà Cassina: «Partiva il maestro. Ma ormai eravamo divenuti esperti; la strada ci aveva sedotti, e aveva sedotto anche i graduati e i soldati. Ricordo ancora con commozione l’impegno preso fra noi ufficiali, riuniti nella sala della mensa di Bocchetta Campiglia la sera dopo la sua partenza. Non sapevamo chi sarebbe venuto a sostituirlo e temevamo di essere distolti dalla nostra costruzione ».
Sarà il capitano Picone (sono quasi un destino i nomi di questi due comandanti) a sostituire il tenente Zappa e a portare a termine la strada. Con altrettanta appassionata energia e coinvolgimento.
La strada è lunga 6300 metri: 2300 sono in galleria, i restanti scavati nella roccia a mezza costa. Parte da una quota di 1216 metri e termina a 1928 metri, per un dislivello complessivo, contando i saliscendi dell’ultimo tratto, di 784 metri. È considerata un capolavoro di ingegneria militare.
La sua costruzione, iniziata il 29 gennaio con l’invio di un primo plotone di venti uomini, arrivò a impiegare, con lo sciogliersi della neve e poi sopratutto l’estate, seicento uomini. Erano allora contemporaneamente in uso almeno quaranta martelli perforatori ad aria compressa, la cui distribuzione, mediante una rete di grosse tubazioni provenienti da una centrale di produzione costruita ai piedi della montagna, copriva l’intero percorso.
Nei dieci mesi dei lavori la 33ª compagnia ebbe quattro morti.
VIDEO di Luciano Cailotto

VIDEO di Marian Croitoru


FOTO GALLERY NATIONAL GEOGRAPHIC




Storia del Pasubio e della strada delle 52 gallerie.
La strada delle 52 gallerie (o strada della Prima Armata) è una mulattiera militare costruita durante la prima guerra mondiale sul massiccio del Pasubio. La strada si snoda fra Bocchetta Campiglia (1.216 m)[1] e le porte del Pasubio (1.934 m)[2] attraversando il versante meridionale del monte, situato al riparo dal tiro dell'artiglieria austro-ungarica, caratterizzato da guglie, gole profonde e pareti rocciose a perpendicolo.
È lunga 6.555 metri, dei quali ben 2.335[3] sono suddivisi nelle 52 gallerie scavate nella roccia; ogni galleria è numerata e caratterizzata da una propria denominazione. La larghezza minima è stata originariamente prevista in 2,20 m (il raggio esterno in curva è di almeno 3 m), con una media di 2,50 m[4] per permettere il transito contemporaneo di due muli con le relative salmerie. [5]

La pendenza della strada raggiunge il 22 per cento, con una media del dodici per cento.[4][5]Caratteristica, tra le molte gallerie, è la 19ª perché, oltre a essere la più lunga (320 m), ha un tracciato elicoidale a 4 tornanti, all'interno di un gigantesco torrione di roccia.[6]Anche la successiva n. 20 è scavata all'interno di un torrione roccioso e, per superare il notevole dislivello, si avvita su sé stessa come un cavatappi.[6] Il tratto della 43ª corre sotto il passo Fontana d'Oro (1.875 m).[4] All'uscita della 47ª si raggiunge il punto più alto della strada (2.000 m), dal quale si gode un panorama grandioso.[4]

Scopo

La sua realizzazione fu di grande importanza strategica, in quanto permetteva la comunicazione e il passaggio dei rifornimenti dalle retrovie italiane alla zona sommitale del Pasubio, ove correva la prima linea, al riparo dal fuoco nemico; e ciò nel corso di tutto l'anno, contrariamente alla rotabile degli Scarubbi, accessibile sì da mezzi motorizzati, ma soltanto nel periodo estivo ed in condizioni molto più pericolose, sotto il tiro dei cannoni austriaci[8][9].

Realizzazione

La strada è un vero e proprio capolavoro d'ingegneria militare e di arditezza, considerando anche le condizioni e l'epoca in cui fu costruita, nonché la rapidità d'esecuzione: i lavori cominciarono il 6 febbraio 1917 e furono conclusi nel novembre 1917. Fu realizzata dalla 33ª Compagnia minatori del 5º reggimento dell'Arma del genio dell'Esercito Italiano, con l'aiuto di sei centurie di lavoratori: compagnia 349, 523, 621, 630, 765 e 776.[10] A capo della 33ª Compagnia fu posto il tenente Giuseppe Zappa, dal 18 gennaio[11] al 22 aprile 1917; gli succedette il capitano Corrado Picone fino alla fine della guerra.
Nei primi giorni di dicembre 1917, prima di lasciare il Pasubio, la 33ª Compagnia minatori inaugurò simbolicamente la strada, abbattendo un muro costruito appositamente davanti alla prima galleria. Sarà la 25ª minatori, assieme alle centurie rimaste, ad ultimare la strada, comprese le gallerie 49 e 50, ed in definitiva ad aprirla.[12][13]

Aspetti escursionistici


La parte finale del percorso
La strada delle 52 gallerie è un percorso tuttora praticabile a piedi nel periodo estivo, identificato dalsegnavia 366[7][14]. È vietato percorrerla in bicicletta, in seguito a numerosi incidenti mortali (contrariamente alla molto più sicura rotabile strada degli Eroi in val Fieno)[15]. Questo percorso viene ritenuto interessante sotto vari punti di vista, da quello paesaggistico a quelli storico e ingegneristico.
Il dislivello è di circa 750 metri[16], la partenza del percorso è presso ilparcheggio a pagamento di Bocchetta Campiglia[17] e la salita fino al Rifugio Papa dura tra le 2,5/3 ore. È necessario avere con sé la torcia elettrica per poter agevolmente superare le parti maggiormente buie delle gallerie, oltre che prestare attenzione nell'inizio di primavera poiché è possibile trovare ancora neve[18].
È possibile scendere per la Scarubbi, che riporta al parcheggio. Dal Rifugio Papa è possibile proseguire verso il rifugio Vincenzo Lancia o visitare il Dente Italiano[19]. Dallo stesso rifugio è possibile proseguire per il Sentiero europeo E5[20] e il Sentiero della Pace[21].

Le gallerie

A ciascuna delle 52 gallerie è stato assegnato un numero progressivo e un nome. Nel 1991 è stato apposto nome e numero all'ingresso di ciascuna di esse. Le dediche alle gallerie, ad eccezione delle gallerie 49 e 50, sono state assegnate nel 1917 dal capitano Picone. Il nome della 49 e della 50 sono stati dati nel 1991 dall'ANCR di Vicenza in fase di applicazione delle pietre commemorative.[22] A seguire un elenco con numero progressivo, denominazione, lunghezza (tra parentesi eventuale specifica):[23][24]
NumeroNomeLunghezzaFoto
1Cap. Zappa
(Giuseppe Zappa)
17 metriGalleria n. 1.JPG
2Gen. D'Havet[25]
(Giuseppe D'Havet)
65 metriGalleria n. 2.JPG
3Rovereto14 metriGalleria n. 3.JPG
4Ten. Battisti
(Cesare Battisti)
31 metriGalleria n. 4.JPG
5Oberdan
(Guglielmo Oberdan)
10 metriGalleria n. 5.JPG
6Trieste17 metriGalleria n. 6.JPG
7Gener. Cascino
(Antonino Cascino)
35 metriGalleria n. 7.JPG
8Gener. Cantore
(Antonio Cantore)
23 metriGalleria n. 8.JPG
9Gener. Zoppi
(Gaetano Zoppi)
78 metriGalleria n. 9.JPG
10Ten. Vasc.Sauro
(Nazario Sauro)
12 metriGalleria n. 10.JPG
11Magg.Randaccio
(Giovanni Randaccio)
28 metriGalleria n. 11.JPG
12Cap. Motti
(Leopoldo Motti)
95 metriGalleria n. 12.JPG
13Cap. Filzi
(Fabio Filzi)
27 metriGalleria n. 13.JPG
14Cap. Melchiori
(Oscar Melchiori)
61 metriGalleria n. 14.JPG
15Tortona45 metriGalleria n. 15.JPG
16Reggio Calabria74 metriGalleria n. 16.JPG
17Bergamo52 metriGalleria n. 17.JPG
18Parma46 metriGalleria n. 18.JPG
19Re
(Vittorio Emanuele III)
318 metriGalleria n. 19.JPG
20Gen. Cadorna
(Luigi Cadorna)
86 metriGalleria n. 20.JPG
21Gen. Porro
(Carlo Porro)
20 metriGalleria n. 21.JPG
22Breganze8 metriGalleria n. 22.JPG
23Gen. Capello
(Luigi Capello)
18 metriGalleria n. 23.JPG

NumeroNomeLunghezzaFoto
24Bologna16 metriGalleria n. 24.JPG
25L'Aquila11 metriGalleria n. 25.JPG
26Napoli24 metriGalleria n. 26.JPG
27Cap. Picone
(Corrado Picone)
98 metriGalleria n. 27.JPG
28Genova14 metriGalleria n. 28.JPG
29La Spezia31 metriGalleria n. 29.JPG
30Miss10 metriGalleria n. 30.JPG
31Gen. Papa
(Achille Papa)
72 metriGalleria n. 31.JPG
32Palazzolo
(Palazzolo dello Stella)
48 metriGalleria n. 32.JPG
3333ª minatori57 metriGalleria n. 33.JPG
34Gen. Giustetti
(Umberto Giustetti)
132 metriGalleria n. 34.JPG
35Trani10 metriGalleria n. 35.JPG
36Gen. Garibaldi
(Peppino Garibaldi)
12 metriGalleria n. 36.JPG
37Balilla
(Giovanni Battista Perasso)
26 metriGalleria n. 37.JPG
38Torino29 metriGalleria n. 38.JPG
39Mantova53 metriGalleria n. 39.JPG
40Trento10 metriGalleria n. 40.JPG
4126ª minatori24 metriGalleria n. 41.JPG
42Macerata19 metriGalleria n. 42.JPG
43Polesine55 metriGalleria n. 43.JPG
44Zappatori Liguria
(Brigata Liguria)
22 metriGalleria n. 44.JPG
45Plotone 25ª minatori83 metriGalleria n. 45.JPG
46Piceno
(Brigata Piceno, 235º, 236º fanteria)
65 metriGalleria n. 46.JPG
47Pallanza
(249º Reggimento fanteria "Pallanza")
22 metriGalleria n. 47.JPG
48Cesena14 metriGalleria n. 48.JPG
49Soldato italiano19 metriGalleria n. 49.JPG
50Cavalieri di Vittorio Veneto27 metriGalleria n. 50.JPG
51Plotone minatori sardo66 metriGalleria n. 51.JPG
52Sardegna86 metriGalleria n. 52.JPG
Tratto da WIKIPEDIA

Dopo l'offensiva 1916, le posizioni erano attestate sul versante sinistro della valle del Posina e con le loro batterie, poste sul Maio, Toraro, Selluggio, potevano controllare e interdire ogni movimento che avveniva sulla Strada degli Scarubbi, unica via rotabile d’accesso alla sommità del Monte Pasubio. Anche se la strada era coperta da graticci e fascinate per mascherarla all'osservazione avversaria, il transito doveva avvenire per la maggior parte di notte, a fari spenti, con grave rischio sia per i conducenti sia per i carichi. La strada inoltre da novembre a maggio era impraticabile per la neve e per le valanghe. L’idea di realizzare una nuova strada che da Bocchetta Campiglia salisse a Fontana d'Oro (l'antica Hornbrun-Fonte del Corno alludendo al vicino Campanile) e che quindi si collegasse alle mulattiere della parte sommitale del Pasubio, fu del Capitano Leopoldo Motti del 5o Reggimento Genio, comandato allora dal colonnello Brig. D'Havet.


Al Tenente di complemento, ing. Giuseppe Zappa, della 33a Compagnia Minatori che stazionava per lavori nella zona di Monte Alba, fu dato incarico di studiare e realizzare un tracciato che avesse tre finalità: consentire transito di militari e salmerie in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo, rimanendo costantemente al coperto dal tiro avversario e in condizioni di sicurezza; costituire un anello di collegamento con la rete viaria, formata da mulattiere, di servizio al Pasubio (la Strada degli Eroi e la Galleria D'Havet sono state costruite nel 1938); costituire infine un sistema difensivo ad oltranza sulla linea Pasubio-Alba-Novegno, nonché un collegamento tra i settori Pasubio-Posina. Il Tenente Zappa agli inizi di marzo del 1917 inviò una prima aliquota di ufficiali e militari per studiare e preparare il terreno ed alla metà dello stesso mese trasferì a Bocchetta Campiglia tutta la Compagnia. Non esistevano rilievi della zona e tantomeno cartografie che potessero dare una base di partenza per lo studio del tracciato. In quel periodo, alla fine di un terribile inverno, gli ufficiali addetti al rilievo si trovarono avanti un paesaggio roccioso, impervio, ancora fortemente innevato, dove probabilmente nessun essere umano aveva mai messo piede. Il percorso possibile veniva quindi individuato mediante ricognizioni dirette e rilievi fotografici che venivano poi discussi e valutati dagli Ufficiali della Compagnia.
 Man mano che i lavori avanzavano, venivano realizzati tratti di teleferiche per il trasporto dei materiali. Alle stazioni di arrivo, sempre più lontane dal campo base di Bocchetta Campiglia, venivano allestiti dei baraccamenti per il ricovero dei militari evitando così i tempi morti di percorrenza di andata e ritorno. L’obiettivo era quello di raggiungere per il mese di luglio il Passo di Val Fontana d'Oro e per accelerare i tempi di realizzazione vennero aggiunte alla 33a Compagnia anche delle Centurie di territoriali (operai militarizzati).
Verso la fine di aprile, il tenente Zappa fu trasferito alla Direzione Aeronautica di Torino e al suo posto arrivò il Capitano in servizio permanente effettivo, ing. Corrado Picone, originario di Napoli. Il nuovo comandante si rese conto della grandezza dell'opera che si andava concretizzando e diede nuovo impulso, con vivo entusiasmo, ai lavori. Aumentò il numero delle centurie, portandolo a sei, trasferì il Comando di Compagnia presso la Bella Laita, ormai raggiunta definitivamente, istituì turni di lavoro per operare 24 ore su 24 e, non ultimo, migliorò il vitto.
Con questo sforzo si poté avere un avanzamento di ben 6 metri lineari nelle ventiquattr'ore. L’avanzamento veniva effettuato mediante mine sia in galleria che a mezza costa e nel momento di maggior intensità operativa lavoravano contemporaneamente più di 40 perforatori pneumatici che utilizzavano l’aria compressa prodotta dalla centrale di Malga Buse. Gli scavi in galleria venivano iniziati da più punti per velocizzare l’avanzamento; la 19a galleria, la più lunga e difficile per le sue spirali, venne attaccata da ben 10 punti su livelli diversi.
Alla fine di Luglio la strada era completata fino alla Bella Laita e con un sentiero era stata raggiunta anche Val Fontana d’Oro. A Settembre la strada era arrivata in Val Camozzara dove, per superarla, era stato costruito un poderoso muro in pietra legata con malta di cemento di circa 400 metri cubi e una difesa da valanghe in ferro e legname. A novembre veniva raggiunta la Val Fontana d'Oro e a Dicembre la strada sbucava, con l'ultima galleria, a porte di Pasubio. Sempre nel Dicembre dello stesso anno la Compagnia, che ormai aveva quasi terminato il suo compito (mancavano solo poche giornate di lavoro per il completamento definitivo), venne trasferita in Val Chiampo per creare interruzioni stradali nel quadro delle difese dopo l’arretramento al Piave seguito ai fatti di Caporetto.
Agli inizi del 1918 il Re Vittorio Emanuele III ed il Re Alberto del Belgio, in visita la fronte, percorsero la strada delle gallerie ne rimasero entusiasti. Vennero distribuiti quidi premi e riconoscimenti ai militari che in quel momento operavano sulla strada i quali erano solamente i consegnatari dell’0pera e non gli esecutori.
La strada, iniziata in pieno inverno con una ventina di soldati, risultò alla fine una grandiosa opera: 6.300 metri di lunghezza dei quali ben 2.800 metri in galleria e i restanti quasi tutti scavati a mezza costa in roccia. Le gallerie, inizialmente cinquanta aumentate poi di due per motivi di sicurezza, avevano le dimensioni minime di metri 2,20 X 2,20 ed erano illuminate elettricamente. Il percorso esterno era protetto da corrimano in ferro e nei punti più pericolosi erano state realizzate delle strutture per la difesa dalla caduta di sassi e di valanghe. Numerosi punti di manutenzione erano distribuiti lungo il tracciato dove stazionavano cinque o sei militari alloggiati in baracche con materiali e attrezzi. Un punto d'interruzione fu eseguito tra la l8a e la 19a galleria con ben cinque fornelli da mina e un altro fu eseguito dopo la Val Camozzara. Durante l'esecuzione dei lavori, la montagna pretese le sue vittime: 4 soldati precipitarono nei burroni, altri rimasero più o meno gravemente feriti.
Terminata la guerra, la strada fu abbandonata. I recuperanti tolsero tutte le parti metalliche e la natura fece il resto. Nel 1961 una squadra del genio militare provvide a sistemare la strada ormai in rovina. Altri piccoli interventi vennero effettuati agli inizi degli anni Settanta. Alla fine degli anni Ottanta la strada era in pessime condizioni.
Nel 1989 la Comunità Montana, Leogra-Timonchio organizzò un grande cantiere per la sistemazione dell'opera.. In quattro giorni, il 17, 18, 24 e 25 giugno, quasi 1.200 persone tra Alpini dell'ANA, soci del Club Alpino italiano, del Gruppo Amici della Montagna e di altre associazioni locali, lavorarono alacremente, operando un vero miracolo: al termine delle quattro giornate di lavoro, infatti, la strada era sistemata e percorribile. Da allora ogni anno, vengono effettuati interventi di manutenzione, all'inizio della buona stagione, da parte dell'ANA e delle altre associazioni locali, coordinate dalla Comunità Montana. Nel 1992 fu riaperta anche la 43a galleria, franata ancora negli anni venti, e nel settembre dello stesso anno venne inaugurata alla presenza dell'avvocato Gino Scaroni di Breganze (classe 1897), ultimo Ufficiale della 33a Compagnia, tuttora vivente.

Approfondimento storico (tratto da "il bello del Veneto" di Carlo Bettanin) Dal mensile AVIS














Firma della visita di Carlo d'Inghilterra Principe del Galles
























FOTO tratte da LA STRADA DELLE GALLERIE

FRASI e PENSIERI di MONTAGNA






  


  
FOTO tratte da LA STRADA DELLE GALLERIE

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